Iscriviti al sito Pro Loco Arbus e scegli le news da ricevere direttamente via e-mail
Conosciamo in tanti Paolo Pusceddu nella sua veste ufficiale di maestro coltellinaio e proprietario del Museo del Coltello ad Arbus. Meno nota, ma degna di essere scoperta, la sua attività di scultore: un’autentica rivelazione, un mondo di immagini scolpite capaci di fissare nel nostro immaginario concetti di un’appartenenza ancestrale e universale. Lo scultore Paolo Pusceddu è stato ospite di una mostra che si è tenuta nell’estate del 2011 in Costa Smeralda, dove, grazie alla felicità delle sue intuizioni artistiche, ha avuto modo di esprimersi anche lo spirito di un popolo legato a doppio filo alla storia delle miniere.
L’opera di cui vi scrivo si intitola “Morte di un minatore”, una scultura in pietra e ferro battuto che parla all’osservatore come l’eco di una storia lontana, ma capace, metamorficamente, di farsi carne viva e vissuto di un’intera popolazione. Nella pietra, che rappresenta la madre terra e una sorta di divinità ctonia imperscrutabile, sono confitti, come frecce scagliate da un destino cinico e baro, gli strumenti del duro lavoro del minatore, una lampada per fendere il buio della galleria e gli altri quotidiani utensili della diuturna lotta contro la roccia del sottosuolo. Subito lo sguardo viene rapito dal caschetto del minatore innestato su una stele, come l’elmo del soldato caduto fissato sulla baionetta ad imperitura memoria: la miniera ha avuto un altro tributo di sangue, Serapide ha tratto a sé un altro valoroso lavoratore; dietro di lui lacrime inconsolabili e un coro infinito di strazianti geremiadi. Ma la morte del minatore non è sterile, la sua vita ha lasciato un’eredità dolorosa, ma protesa con forza verso il futuro; qui l’arte scultorea di Paolo Pusceddu si esprime con una tensione drammatica davvero magistrale: le sue mani piegano il ferro plasmando l’immagine di un bambino e di una donna incinta di un altro figlio, il lascito del minatore morto, l’incontro perfetto di Eros e Thanatos; l’amore che forma la vita e la morte impietosa che distrugge l’ordito umano.
La scultura è fortemente evocativa; è una sorta di compendio della storia delle miniere, fonte di ricchezza e causa di lutti infiniti. Il linguaggio scultoreo di Paolo Pusceddu è ricco di pathos, ha una forza ancestrale davvero sorprendente. Mirabile, e da sottolineare, la capacità di fondere insieme elementi e materiali diversi, la pietra e il ferro, due ere, di cui “Morte di un Minatore” costituisce significativo e impareggiabile connubio. Gli strumenti del lavoro del minatore sono autentici cimeli provenienti dal Museo del Coltello e dalla memoria storica di questo nostro artista contemporaneo.
William Collu
Aggiungi un commento